Carità e rigori

sabato la Pro va a Livorno

bimbi giocano gioiosamente a pallone all'oratorio. da as-oslzelo.it

Carità e rigori. Il pari per uno a uno con l’Ascoli non sposta granché la classifica della Pro, nel bene o nel male. Nella presentazione della gara, l’Umile l’aveva scritto, in coda. Arbitro, clima, avversari da Champions

http://aleprovercelli.eusebiano.it/2016/03/5682/

Sull’arbitro direi che tutti i presenti ieri al Robbiano Piola hanno detto la loro. In occasione del rigore concesso all’Ascoli, Pezzuto, che era piazzato anche meglio dell’assistente, si è fidato invece del suo consiglio. L’Umile ha visto Budel appoggiare la mano sulla spalla di Cacia che, con un movimento da mestierante del pallone, ha accorciato la distanza e si è lasciato cadere, il contatto c’è stato, e chi dice il contrario sbaglia. Il rigore concesso a Marchi fa il pari con quello su Cacia. Non è per colpa del’arbitro se la Pro ieri non ha vinto, anche se alcuni sono convinti del contrario, delle congiure del Palazzo, di un’incredibile incompetenza o addirittura di un’ancor più incredibile malafede, magari per antipatia del nome Pro, o dei Tifosi troppo carichi e in grado di creare un ambiente importante, come ha detto Mangia. Il caldo citato da più d’un protagonista in Sala Stampa c’era per entrambe e l’Ascoli ha sì davanti Cacia e Petagna ma se la Pro deve avere paura di Cacia & Petagna e delle ripartenze del feroce Ascoli, allora le questioni sono due. O Foscarini è un realista pauroso che teme di prendere goal ad ogni avanzata degli avversari e quindi è meglio stare coperti. Oppure giudica i suoi poco adatti a fronteggiare una compagine non eccelsa di serie B, nonostante Cacia & Petagna. Si è detto – anche questo in Sala Stampa – che la Pro contro l’Ascoli ha amministrato male le energie fisiche tra primo e secondo tempo, come un gruppo di bimbi all’oratorio che danno gioiosamente tutto e subito in corsa e calci dietro ad una palla. Credo che anche i suddetti bimbi a questo punto abbiano compreso che Mammarella –  oltre a spingersi assai spesso in avanti e lasciar scoperto il suo settore peraltro gelosamente difeso da abilissimi compagni di maglia – fa dei bellissimi traversoni ed anche i bimbi prendono contromisure quando sta per arrivare un cross. Beh, quanto alle energie spese male, gli Innamorati più rigorosi dicono “Alla faccia della serie B e della preparazione fisica”. O alla faccia dell’abilità di questo gruppo in maglia bianca che mostra i suoi limiti, fattori limitanti per qualsiasi allenatore, a meno che tu sia un motivatore devastante capace di trasformare in Leoni indiavolati un discreto numero di onesti pedatori senza gloria e forse qualche volta anche senza voglia di cucirsi la maglia addosso alla pelle, a parte colui che ha segnato a Messi. Un po’ come invece fa il Crotone di Juric che magari non andrà in serie A ma corre corre e attacca e difende. O tipo Virtus Lanciano che sembrava avesse smobilitato a gennaio ed invece no e – penalizzazioni permettendo- si potrebbe, ad ora,  anche salvare con un mercato di riparazione al contempo sobrio, oculato e intelligente. Oppure, ancora e anche tipo Trapani, con un valore di Rosa inferiore a quello della Pro, dati Transfermarkt. Di certo, anche qualora la Virtus Lanciano non si salvasse per ragioni di penalizzazioni, avrebbe dato una gran lezione di calcio e grinta a chi ritiene che le squadre si costruiscano solo con gran soldoni che ci vogliono sì, ma non sempre così tanti. E di certo anche il pubblico del derogato stadio di Lanciano è un pubblico importante come quello di Crotone e Trapani. Il sabato di Pasqua si andrà all’Ardenza, a Livorno per farsi immolare, credo, o forse no perché se poi vinciamo o facciamo pari subito te lo fan notare, mani nella marmellata e bocca sporca di cioccolato. La squadra di Panucci non gode di gran salute ma in genere la Pro rianima tutti con spirito caritatevole, potrebbe accadere anche questa volta, nonostante l’imprevedibilità del campionato di B, la lotteria dei rigori, il caldo, la pioggia, il mare, gli arbitri e la Champions League.

Paolo d’Abramo