Cinque, dieci, quindici, tiriamo i dadi

Cinque, dieci, quindici

Cinque, dieci, quindici. Ma due sono gli argomenti ora a proposito di Pro, il primo è relativo alla costante di cessione, un valore sconosciuto e indimostrabile, accettato solo dagli amatori del genere. Il secondo, ormai partito, è il totoallenatore, un esercizio bellissimo, rinfrescante. Stamane il collega Nicolò Schira sul suo profilo Facebook ha pubblicato la notizia dell’incontro tra Alberto Gilardino e la dirigenza dei Leoni, per valutare l’ipotesi di un accordo utile ad occupare la panchina della Pro. Gilardino nello scorso campionato ha collaborato con Luca Prina sulla panchina del Rezzato – serie D – per poi allenare in prima persona alcuni mesi sul finire della Stagione. Tra indovinelli, spifferi e ariette che giungono dai Social sembrerebbe anche in corsa per la prestigiosa panchina al Robbiano Giuseppe Scurto, allenatore della Primavera del Palermo nello scorso campionato e mister di transizione tra Delio Rossi e Stellone, Scurto premio Maestrelli come miglior allenatore italiano del settore giovanile per il 2019, pratica il 4-4-2 ma ben si adatta ai moduli in relazione ai giocatori che si trova disponibili. Scurto è appetito anche dal Trapani e non solo. Scurto sarebbe il profilo ideale per una Rosa di giovani con qualche inserto di esperienza. E, tutto sommato, l’Umile lo preferirebbe a Gilardino, alla prima esperienza in panca professionistica, così come Scurto che però potrebbe essere più affamato di successi. In questa fase si susseguono tante voci e la risultante ogni tanto è nel conto dei dadi sul tappeto, vedremo. Ipotesi, come tirare i dadi, cinque dieci al massimo 12, non quindici. È il calciomercato, godiamocelo. Intanto, nei giorni scorsi è proseguito tra gli Innamorati il dibattito sul futuro della Pro, tra cessione e reinnamoramento. A questo proposito – e non solo per allungare il pezzo – propongo una conversazione tra un Innamorato e il solito Umile, per riflettere. Ringrazio l’amico Pablo per lo spunto utile al dialogo e lascio di seguito il confronto dialettico “ Caro Paolo, quello che non capisco dei tifosi della Pro Vercelli, è il non voler capire che in questo momento, se non ci fosse Secondo alla presidenza della Pro, non esisterebbe nessuna squadra di calcio a Vercelli. Nessuno (parlo di gente seria, gli altri abbondano! ) pare veramente intenzionato a rilevare la società. Quando è ora di mettere i soldi sul tavolo, dopo i vari bla-bla preliminari, …spariscono! Perchè? Non lo so. E allora teniamoci Secondo. Quanto meno, anche se in ristrettezze economiche, tiene in vita la Pro Vercelli. Poi, magari, un giorno, all’orizzonte, si staglierà la sagoma di qualche grosso, grossissimo personaggio, nonché magnate dell’industria, e allora…Ma per adesso, Secondo è quello che ci dobbiamo far piacere. Protestare, non serve a niente”. La mia risposta “Amico mio, Pablo, quel che penso io è questo: nessuno obbliga il presidente a continuare, il Marchio è del Comune, il presidente potrebbe andare in Comune e dire al Sindaco: “qui ci sono le chiavi dello stadio, io me ne vado”. Starebbe a quel punto al Sindaco trovare una soluzione, la Pro è della città. È rispettabile l’idea del sacrificio dell’attuale dirigenza e che è presente in una parte dei tifosi, allo stesso tempo è altrettanto rispettabile l’idea di tutta quella parte del tifo che è inquietata nel sentire dire che il territorio non aiuta, le spese sono tante, non ci sono possibilità. Però non dimentico che ci sono stati presidenti che per la Pro si sono rovinati. Ora, non è assolutamente auspicabile la rovina, certo che no, però l’attuale dirigenza potrebbe uscire ora, senza rovinarsi, e passare il tutto al Sindaco. Molti tra i tifosi ripartirebbero anche dalla serie D, senza problemi, con più entusiasmo. Ecco, da un lato c’è stato ( per la diaspora Pro Belvedere, i cimeli, le opportunità per restare in B o risalirci l’anno scorso con un paio di ingaggi a gennaio) un progressivo scollamento tra tifoseria e Società, dall’altro la comunicazione societaria ( che, è pacifico, non è mai stata il punto forte di questa dirigenza a differenza della puntualità e della programmazione economica ) avrebbe potuto e potrebbe ora essere più inclusiva. Per questo cavalco l’idea degli abbonamenti a cinque euro in curva, 10 in gradinata, 15 in tribuna. A quel punto la palla passerebbe ai tifosi che non avrebbero più scuse. 50 euro in curva, sia chiaro, è troppo per moltissimi. Ora ci vuole un ricoinvolgimento della città, sta a questa dirigenza – se resterà- farlo. Un abbraccio”. Cinque, dieci, quindici. Eccoci qui, Forza Pro, come sempre. Sottostante, un simpatico video.

Paolo d’Abramo