Pranzo di Ferragosto e il pranzo di Babette

Il pranzo di Ferragosto

Pranzo di Ferragosto, eh sì. Lieve, ironico e molto italiano, diverso dal luculliano pranzo di Babette, non ce lo possiamo permettere. Così, non ci possiamo permettere, per stanchezza e penuria di ricambi originali, un undici sempre in campo e che tenga il ritmo forsennato della Pro nei primi venti minuti, sono generoso, il ritmo del primo tempo. Con quel ritmo ed anche sbagliandoci a mangiare la montagna d’oro, facciamo una collina, che ci siamo mangiati in occasioni capitate poi per la verità anche alla Salernitana, quella clamorosa di Rodriguez, anche unica ma colossale, ebbene così famelici si finisce per stare male ed avere un abbiocco di stanchezza, reduci da Brescia e  dalle sue paure. Che si ripresenteranno lunedì alla Favorita di Palermo, lunedì sera. Il Pranzo di Ferragosto, se avessimo fatto la spesa prima, forse adesso avremmo la dispensa a posto, anche Rocca, o Marcone. Senza attendere l’ultimo giorno. Ma si sa, prima occorre sistemare i conti, poi si può pensare ai bisogni essenziali. Ha ragione l’amico Alessandro, una Pro bella, vivace, gioiosa e cattiva, così bella come nel primo tempo non la vedevamo dai tempi di Ciccio Braghin, una bella Pro. E poi, inevitabilmente, ci siamo spenti, complice anche l’atteggiamento ed il cambio di modulo ma il mister, Grassadonia, l’ha detto, c’erano in campo 5 o 6 uomini che non ce la facevano più e allora meglio stare piatti – questo lo scrivo io – e portare via il punto. È poco un punto, e soprattutto mi fornisce quella quantità q.b. (quanto basta, nduc) di paura, anche se siamo solo alla quinta, anche se restano a disposizione ancora circa 111 punti da qui alla fine del campionato, ne abbiamo due, ce ne bastano 48-49 per salvarci comodi. Dove farli? Chissà. Quando questa squadra sarà in forma potrà darci delle belle soddisfazioni, ieri ne abbiamo avuto servito un antipasto succulento, da Babette. Ma, e si sa, il calcio non aspetta il tempo. Stimo Grassadonia per il suo credo calcistico fatto di possesso palla e trame offensive senza un baricentro stabile, senza punti di riferimento. Adesso, ci sono due tappe da vivere con coraggio ed un poco di esuberante incoscienza, Palermo, proprio lunedi sera e poi il Cesena in casa. In queste due tappe si deciderà il destino. In queste due tappe tre punti sono l’obiettivo minimo e senza tre punti  potrebbe entrare in gioco uno dei cinque allenatori – uno addirittura giunto con il suo procuratore, me li ha fatti notare il mio amico Paolo – appollaiati ieri in tribuna, un po’ com gufi sul ramo, un po’ come studenti in un aula ad anfiteatro, ché il nostro Robbiano Piola è anfiteatro, tragedie, commedie, gladiatori e leoni. Siamo a mercoledì e mancano 5 – 6 giorni a Palermo, se la Pro giocherà alla Favorita novanta minuti come i primi 45 di ieri, vinciamo, contro gli avversari, gli arbitri, l’ambiente e il fato cinicoebaro. Il bello, finché si è in vita, nel reale e nella classifica dell’interminabile campionato di serie B, c’è la speranza di risalire la china, di partire dietro come un trottatore di razza e negli ultimi duecento metri superare tutti gli avversari.  Per essere in vita si devono fare, prima della fine del Girone d’andata, 21 – 22 punti dei 48 a disposizione, prima che le avversarie per la lotta alla salvezza ci salutino come fanno le signore nell’immagine di copertina Facebook. Pranzo di Ferragosto e pranzo di Babette. Speriamo, speriamo, Forza Pro!

Paolo d’Abramo