Il giorno dopo il disastro

In attesa di notizie ufficiali

Il Direttore Sportivo Massimo Varini

Il giorno dopo il disastro. A qualche ora di distanza dalla sconfitta con la corazzata Novara, lo stato d’animo di chi ama la Pro – e credo anche di chi dalla Pro prende lo stipendio – non è sostanzialmente mutato. Rabbia e tristezza per diverse ragioni con l’aggiunta dell’inquietudine di chi non ha certezza dei rimedi, della cura per estirpare il male di vivere che sta affliggendo i Leoni. Ieri, senza gioco e con la doverosa energia che anche un Chihuahua o un Pinscher avrebbero nel difendere il loro territorio, la loro casa – e il Robbiano Piola è la nostra casa – gli uomini scesi in campo con la maglia bianca hanno messo in mostra pochezza d’idee, nervosismo, discreti limiti tecnici, una condizione fisica precaria e, menomale, un agonismo che spesso è però sfociato in nervosismo. Salviamo il soldato Pigliacelli e qualche altro che, per ragioni di qualità personali già comprovate o vero spirito leonino – ha dimostrato di poterci stare ma molti altri hanno fatto cilecca, anche alcuni dei nuovi, perché il tanto agognato e giovanissimo Filippini, per esempio, ha avuto enormi difficoltà, Fausto Rossi, dopo una buona prima gara con la Virtus Lanciano e gioco di scarsissima levatura con il Crotone , è scomparso per riapparire come un fantasma in campo, ieri. Ma si potrebbe aggiungere l’inadeguatezza serale – quella di ieri – a lunghi tratti di Scavone, Sprocati fuori posizione per un certo tempo, ed anche i subentrati – come l’evanescente Beltrame, l’appesantito Mustacchio, un Di Roberto che non voglio lapidare come fanno invece numerosi tifosi e osservatori, non voglio farlo perché è stato un buon giocatore e mi fa malinconia osservarlo su quel che sembra essere un Viale del tramonto con le forze che attualmente  paiono venir meno. Non mi soffermo ulteriormente su Marchi, premessa la riconoscenza, a lui come agli altri che eran già qui l’anno scorso ed anche a quelli che forse troppo frettolosamente sono stati lasciati liberi. Marchi si spende e corre per il campo ma senza alcuna lucidità, il suo contributo è pari a zero, non solo in reti segnate. La Pro non ha gioco. Vero, ci si affida ai lanci lunghi, il pallone scotta tra i piedi, e poi non ci sono giocatori che possono crearlo granché, il gioco, tranne Castiglia. Anche in questo caso, vincere aiuta a vincere, perdere aiuta a perdere e la colpa è sempre dell’allenatore perché non si può cambiare la Rosa dei giocatori. L’allenatore ha le sue responsabilità, che vanno condivise con chi ha portato a Vercelli, ha accettato arrivassero – o ha scelto tra gli altri – giocatori che oggi si dimostrano inadeguati per la Pro. La preparazione fisica risulta precaria ma dicono sia solo un‘impressione. Certo che non siamo messi bene, come elencato. Ora siamo in attesa di vedere quel che succederà nelle prossime ore, se resterà Cristiano Scazzola, oppure se cambierà la guida tecnica e se chi verrà riuscirà nel giro di qualche turno, o fin da subito, a invertire la rotta verso il disastro. In una piazza, Vercelli, che ha dimostrato a tal punto attaccamento alla Pro d’aver incitato sabato sera i ragazzi per tutto il tempo, senza ricevere forse nessun ringraziamento nel dopo gara e si dimostra pacata, misurata nella reazione emotiva alla situazione di classifica e di Squadra. Questa notte parevano alte le quotazioni di Andrea Camplone, stamane – o forse anche prima – sembra che siano emerse perplessità da parte dello stesso ex tecnico del Perugia sulla scelta di venire a, di accettare Vercelli. Il timore è che l’eventuale rimedio non modifichi più di tanto l’attuale situazione, la speranza è che chi eventualmente arriverà non lo faccia solo per mettere insieme il pranzo con la cena o per ritornare – a tutti i costi – nel giro.
Paolo d’Abramo