Il punto di Paolo d’Abramo 26/ Mario, Druso ed altre storie contemporanee

Nell’attuale casa di Otzi, andiamo a giocarci il passaggio in B

Alla confluenza dei fiumi Talvera ed Isarco sta il Lido di Bolzano ed anche lo stadio Druso. Stile razionalista, due tribune, la Zanvettor e la Canazza, una opposta all’altra. Nerone Claudio Druso Germanico, della dinastia giulio-claudia, morì assai giovane. E’ come se a Vercelli avessimo intitolato il Robbiano Piola (una mano di vernice che copre sul fronte sopra “Stadio Comunale”) a Mario che – pare dalle parti di Vercelli – aveva preso a pallate i Cimbri (e scampò molto rispetto a Druso). Dodici contro dodici domenica dalle 18 in campo allo stadio di Bolzano, undici leoni più gli Innamorati versus gli undici locali più il loro campo, fondo duro ben più dei carbonati dolomitici e sconnesso come certi interventi dei difensori savonesi o – se preferite – disarticolato al pari di qualche arbitraggio che abbiamo visto quest’anno. Ma stiamo sereni perchè al Druso ci sarà l’ineccepibile Rosario Abisso di Palermo, assistenti Gori e Maspero, quarto ufficiale sarà Caso di Verona, almeno lui di strada ne farà poca, per arrivare in Alto Adige dove il 10% della società FC SudTirol è in mano all’azionariato popolare, un esempio che varrebbe la pena di seguire. Davvero insidioso il Druso, campo minato di trabochetti in cui la palla impazzisce ed i bolzanini vanno a nozze, ogni zolla di erba e terra ha un suo perchè conosciuto a chi il campo lo pratica assai spesso. Dal punto di vista tecnico, ci mancherà l’indigeno bolzanino Scavone, al SudTirol invece Simone Branca, centrocampista classe 1992. L’Alto Adige gioca un 4-3-3 ostico da affrontare, è in eccellente forma fisica e non permette distrazioni, tanto è vero che pure all’andata mister Scazzola non si scoprì più di tanto, anche perchè – proprio al Druso – il signor Giovani di Grosseto ci lasciò in dieci spedendo fuori Er Lupo e negò – a detta di mister Rastelli – un rigore eclatante per i biancorossi. A proposito del simpatico mister Rastelli, romano 51enne, allenatore a Mezzocorona, alla Pergolettese, Feralpisalò ed in ultimo SudTirol, proprio lui ci disse dopo la gara di ritorno a Vercelli “La Pro è proprio la squadra che non vorrei affrontare in finale…” ed invece saremo lì, un viaggio che ci aspetta, lungo almeno 90 minuti sul campo, qualche ora in più di strada, l’ultimo tratto per quest’anno, molti chilometri di simpatia con gli amici di viaggio ed una gara di ritorno – la settimana che verrà – per chiudere in Bellezza, la Grande Bellezza e da lì prendo un’ultima citazione di Jep Gambardella che suona all’incirca così: “Sono arrivato a sessant’anni ed ho deciso di fare solo quel che mi fa piacere fare…” Questo esistenziale gusto estetico – il privilegio di poter coltivare la piacevolezza dell’essere – ci avvolgerà ancora una volta nelle prossime ore, fino a domenica, prima dei canederli e prima del fischio d’avvio del signor Abisso – classe 1985 – imprenditore nel settore mobili ed arredamento, arbitro di Cremonese vs Pro Vercelli di campionato, un buon viatico.

Paolo d’Abramo