Spesso il male di vincere ho incontrato
Ancora una settimana alla sfida di Chiavari
Guardo spesso, anzi sempre l’immagine, lo stancil di Alessandro Sgrigna, un jolly offensivo vincente, (impressione non recente ma ancora in essere) fornisce l’idea del simbolo che fu anche del Torino. Questa notte nel nostro briefing (ciaciarà) quotidiano, l’amico Fabrizio mi diceva che secondo lui la nostra preparazione fisica è buona, solo che siccome giochiamo stressati, tesi e nervosi, sotto pressione sentiamo di più la fatica e così, già a venti minuti dalla fine, siamo schienati. Mi riportava inoltre gli esempi del Girone d’Andata, quando correvamo in scioltezza e finivamo le gare freschi come viole appena sbocciate. Mi ha fatto anche l’esempio di Messi che chiude le partite con la piega perfetta mentre sabato scorso almeno un paio dei nostri erano stesi a terra ben prima del 90 a farsi tirare le gambe. E’ lo stress, va bene. In più, alla mia perplessità sulla sua convinzione che ci si debba considerare, tecnicamente, i più scarsi della B, Fabrizio ha detto “Sì, è proprio così, forse peggio di noi c’è solo il Varese, ma ho qualche dubbio che sia proprio peggio di noi”. Gli ho fatto notare che non può essere stata solo fortuna, nel Girone d’Andata, ma lui ha urlato che mi aveva già detto che proprio nell’Andata siamo stati supervalutati ed ha chiuso la comunicazione. Al che, le mie perplessità sono aumentate perché se sommo la pesantezza dei biscotti che mi porterei per il viaggio a Chiavari all’inquietudine per una gara contro una formazione più forte di noi e che per giunta ha cambiato allenatore, posso mangiarmeli a casa, i biscotti, e andarmi a bere qualcosa durante la partita o ascoltare un long playing e far passare il tempo fino ad arrivare a vedere, da qualche parte, il risultato finale. Alcuni miei affezionati amici e lettori che abbraccio fortissimo mi hanno scritto esprimendo qualche dubbio sul risultato finale dell’altro ieri al Robbiano Piola, la mancata esultanza di qualcuno dei nostri alla rete di Luppi e l’impressione che subito, o quasi subito dopo, uno dei nostri abbia indicato la retta via dell’area agli Amaranto in tenuta gialla. Una preponderante parte di me non può e non vuole credere a questi incubi, non levateci l’unica certezza di onestà a parte i familiari stretti, l’unico divertimento similbellico, gladiatorio e puro, che ci fa sentire una persona sola, una Fede Laica, mai metterei in dubbio il pensiero cristallino di foss’anche solo uno dei nostri Leoni. E’ stato un incubo e finiamola lì, mica le nostre partite durano fino al 96′ o si trovano biglietti sotto le panchine a bordo campo o incontriamo squadre i cui presidenti sono colleghi di attività, e neanche in quel caso avrei dubbi sull’onestà della gente perbene. E perché questo nostro campionato non si trasformi in un brutto sogno, dobbiamo far punti a Chiavari, martedì prossimo. Parlare di formazione nostra, è ancora troppo presto. Mi aspetto un undici che cambierà parte della pelle nel secondo tempo, le forze fresche non mancano e non sarei così rammaricato per l’assenza del Fenomeno, l’ombra di se stesso contro il Livorno, tranne qualche lampo, ma troppo poco. Avremo una formazione battagliera con diverse scelte davanti – rientrerà Giannino – altrettante a centrocampo con Ardizzone, Scavone, Castiglia, Emmanuello e ci metto anche Musacci e D’Alessandro, non fiatate, non scrivetemi dietro. Dietro, comunque, che l’Altissimo ce la mandi buona. I nostri terzini sono logorati per l’età o per la stagione difficile tra infortuni reali e maldestrie, i centrali sono qua e là a rischio di buca. Ma. Ma non ci sono ragioni, oltre le perplessità solo formali. A Chiavari non si deve perdere e non voglio sentir parlare o scrivere di avversari più forti arbitri biscotti luce artificiale rimpalli palle che passano sotto sviste degli assistenti allenatori nuovi Sforzini e Cutoli e Sgrigna che è a Cittadella ma fa la differenza perché è uomo squadra e noi non ne abbiamo, di uomini squadra. Va bene così, il mister Cristiano non vuole dare punti di riferimento. Da Chiavari si deve uscire con almeno un punto. Fino ad ora non ho ancora trattato degli avversari. Il Novara si è finalmente liberato dell’ingaggio non solo di Alfredo Aglietti (mi pare che in sogno m’avesse comunicato sui 165mila) ma anche del suo staff. Aglietti è un buon allenatore ma non è quel fulmine che vorrebbero farci credere. Senza dubbio si studia le partite bene, è una sorta di sergente di ferro che forse avrebbero voluto proporre anche a noi, i cugini. Ed invece no. E’ andato a Chiavari. Vediamo di andarci anche noi, cari Innamorati, a Chiavari, lunedì 20 aprile, portandoci per il non brevissimo viaggio un pacco di biscotti a testa.
Paolo d’Abramo