Il presidente, lo zoccolo duro e… la generazione “X”

Appassionato confronto società-tifosi allo stadio Piola: oltre a burocrazia, Sky e rinuncia alle domeniche, ci sono quei (giovani?) di 25-30 anni che proprio non ne vogliono sapere. Secondo risentito ma grintoso. Grande curiosità sugli effetti del mini-abbonamento natalizio…

Il presidente, lo zoccolo duro e… la generazione “X”. A leggerlo così sembrerebbe quasi il titolo di uno “Spaghetti-Western”, o se vogliamo giocare con l’ambientazione geografica, un “Panissa-Western”, fate voi. Invece non è altro che il sunto di una polemica, di un mal di pancia, di un rompicapo senza fine che coinvolge Vercelli e la sua Pro.

Il confronto società-tifosi avvenuto in una sala stampa del “Piola” davvero gremita si è rivelato, come da pronostico, un vero e proprio tentativo di capire le origini della piaga dei seggiolini vuoti, scoprendo alla fine, sempre secondo copione, che si perdono nella notte dei tempi e in mezzo a mille motivazioni.

Un presidente, Massimo Secondo. Orgoglioso per quanto ha fatto la sua creatura, che nel giro di due anni ha conquistato tutto, sino a risalire in Serie B dopo 64 anni. Ma altrettanto risentito per gli scarsi risultati ottenuti tra gli spalti di uno stadio, che nel giro di qualche mese, mettiamoci dentro pure questo, si è trasformato in un gioiellino. Risentito con chi, toccando quest’argomento “usa la Pro come pretesto per apparire – ha detto – quasi additandola di essersi appropriata di fondi pubblici solo per i suoi scopi, non considerando che lo stadio è un immobile comunale e che, per ristrutturarlo, la stessa società ha aiutato l’ente con un contributo di oltre 300mila euro”.

Un Massimo Secondo determinato a far valere le proprie ragioni e forte della nuova promozione societaria per le tre partite dicembrine che separano la Pro dalla sosta invernale: 20 euro, prevendita inclusa, il prezzo minimo per assistere a tutte le gare. Ora sì che la parola passa seriamente alla piazza.

In sala stampa, ad ascoltarlo, lo zoccolo duro. Che come lui si arrovellava il cervello per avanzare proposte, dare spiegazioni. Tornelli che devono ancora essere rodati, richiesta (da girare in Questura) per aprire prima i cancelli del Piola, magari alle 14, al fine di evitare inutili e spiacevoli code. E una riflessione, avanzata da un saggio signore: “Abbiamo perso un’intera generazione a causa delle precedenti, nefaste gestioni societarie”. Già, ed eccola qui la “Generazione X”, rappresentata da quelli nati, occhio e croce, negli anni ’80. Una generazione che sì, ha consegnato all’attualità appassionati ed eccezionali tifosi come Alan, ma che a livello di quantità da apportare al buon vecchio Robbiano, si sta rivelando davvero impietosa.

I 25-30enni di oggi, almeno, la maggior parte di loro, non contemplano minimamente la Pro. E, per ora, non c’è risultato che tenga: una generazione composta da coloro che ormai, hanno consolidato abitudini completamente opposte dal seguire la beneamata bianca casacca. E’ la generazione di Milan, Inter, Juve e nient’altro: a discolpa dell’ignavia di questa mentalità, il fatto, per l’appunto, che la recente storia della Pro sia stata costellata da disgrazie che, anche se ormai concluse, continuano (ma solo per loro) ad oscurare le gioie della storia recentissima. Non conta più di tanto il fatto che attualmente la squadra stia annaspando a fondo classifica: questa gente non ci sarebbe stata comunque. Forse l’avremmo vista solo in caso di primo posto in coabitazione con Sassuolo e Verona. In molti si nascondono dietro una finta coerenza (“non venivo prima che le cose andavano male e, per coerenza – dicono – non vengo ora che siamo in Serie B“, ma credeteci, è solo pigrizia). Una generazione che si lamenta delle abitudini indelebili di una città a suo dire “vecchia”, ma che non è disposta a cambiare le proprie. E questa non è essa stessa, secondo voi, una mentalità da “vecchi”? Insomma, ci sono le stesse difficoltà di piacere alla donna dei propri sogni dopo tanti dinieghi: non basta spiegarle di essere cambiati, ci vuole quantomeno un sacco di tempo…

Giustamente, il saggio signore, osservava come ormai, allo stadio, ci siano solo anziani e giovanissimi, questi ultimi attirati dalle straordinarie gesta della Pro “dalla C2 alla B”.

E qui si chiudono i problemi interni e, a questo proposito, sarà davvero constatare gli effetti e le ricadute concrete del mini-abbonamento dicembrino.

Poi c’è il “mare” dei problemi esterni, che – forse non si è ancora capito – la Pro Vercelli non può e non è tenuta a risolvere. Se non altro, società e zoccolo duro, non dovrebbero sentirsi i responsabili dello svuotamento dello stadio. Un fenomeno che colpisce, purtroppo, tutta Italia.

Burocrazia, tornelli, tessera del tifoso, Sky, sabato e non domenica… I “catini” si stanno svuotando da nord a sud e, fateci caso, quanti tifosi ospiti si sono presentati al “Piola”? Tanti quanto quelli che si presentavano in Serie C2 qualche anno fa. Se non qualche unità in più. Mai come in questo caso, non è proprio vero che l’erba del vicino è più verde. Siamo praticamente tutti sulla stessa barca: d’altra parte, quando si hanno spot subliminali che invitano ogni 30 secondi a starsene in casa, quando di punto in bianco si è deciso di tagliare fuori dal giro commercianti, piccoli e giovani calciatori impegnati nei loro bravi campionati e (per le trasferte) i ragazzi delle scuole superiori (mica tutti fanno taglia al sabato per andare a Empoli o chissà dove) – come può un solo presidente risolvere in quattro e quattr’otto il problema?

E’ ovvio che si sia giunti a un bivio e che, prima o poi, bisognerà trovare un modo per risolvere la situazione che non può e non deve essere vista, dai poteri grossi, solo dal punto di vista commerciale. Quando si guarda una partita in televisione, parte dello spettacolo è costituita da quello offerto dagli spalti: che senso ha, quindi, continuare ad assistere a partite che sembrano quasi a porte chiuse? Un modo per tirarsi fuori da quest’inghippo potrebbe essere quello di investire di più sulla Serie B e sul calcio dando maggiori contributi alle società a patto che esse applichino prezzi del tutto popolari per l’ingresso allo stadio. In tempo di crisi…

E, altra cosa, converrebbe sveltire, anzi, abolire la burocrazia per entrare “nell’arena”: ormai l’andare allo stadio prevede le stesse “seccature” e lungaggini dell’imbarcarsi su di un volo intercontinentale…

Ma su questo Massimo Secondo, Fabrizio Rizzi e Jose Saggia non possono proprio intervenire. Purtroppo.

In definitiva, se il mini-abbonamento natalizio porterà anche solo una manciata di spettatori in più allo stadio, ci si dovrà sentire assoluti vincitori per esser venuti a capo di un problema che prima di essere vercellese è anzitutto italiano. In caso contrario, l’autoflagellazione (di società e zoccolo duro) costituisce una pratica del tutto inutile.

 

Stefano Fonsato