Senza paura, Leoni per aggredire avversari ed ostacoli che si frappongono all’obiettivo
Ripresa degli allenamenti dopo il pareggio a San Marino, la seduta pomeridiana del martedì è incominciata dopo le 15 e 30, prima tutti a rapporto. Il Presidente, l’Amministratore Delegato ed il Direttore Sportivo si sono soffermati nella Palazzina degli Spogliatoi a colloquio con giocatori e staff tecnico. L’incontro non è stato breve e dopo, ad allenamento iniziato, il Presidente Secondo, l’Amministratore Delegato Rizzi ed il Direttore Sportivo Varini sono rimasti ancora a parlare nell’area antistante il blocco di Sala Stampa, Uffici, Palestrina e Spogliatoi. Per quel che riguarda la squadra, assente Iemmello, differenziato per Greco ed Emmanuello. Scavone ha concluso anzitempo ma il suo impiego domenica non dovrebbe essere in discussione. Gli altri, tutti bene e, se non proprio benissimo, comunque sono in grado di stare in campo chi per novanta minuti chi un poco meno ma Statella, per fare un esempio, è sulla via del completo recupero. Quanto a Greco, non possiamo immaginare ad oggi le possibilità di un suo seppur parziale impiego per una ventina di minuti contro la Cremonese. Giocatore di talento, Er Lupo sconta gli acciacchi d’una carriera che ha logorato il fisico. Per chi se lo ricorda – e ne parlavo oggi con i tifosi meno anziani di me – Greco mi permette di riavvolgere il nastro dei ricordi fino a quel Bruno Russo di Nobiliana memoria. Anche se Russo – pur giungendo a Vercelli dopo un grave infortunio giovanile – era fisicamente più integro e quello di trent’anni fa era un altro calcio. A proposito di Lino Nobili – altro amarcord – mi sovviene una sua intervista a proposito di calcio e bel gioco. Nobili – che oltre a fare per hobby l’allenatore aveva un’industria di confezioni – raccontava d’aver ascoltato i tifosi al Testaccio di Roma che si lamentavano del gioco di Liedholm quando la Roma di allora era un discreto spettacolo. Insomma corsi e ricorsi storici, non si può essere sempre tutti contenti anche se forse è superiore al 5% la percentuale di tifosi che vorrebbero una Pro più alla Lino Nobili che timorosa fino al punto di far immaginare ad alcuni Innamorati, seppur da lontano, la manzoniana ombra di Don Abbondio. “Il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare” (A. Manzoni). No, non può essere così, non deve essere così. Pur ricordando sempre e ringraziando, anche nelle preghiere serali, la Società e tutto lo staff tecnico per la promozione di due anni fa, l’anno in serie B e l’attuale posizione in classifica – siamo secondi e la matematica ci fa ancora sperare, ci sono ben 21 punti a disposizione da qui alla fine – molti tifosi vorrebbero veder correre, rischiare, recuperare, segnare, sudare, gioire, soffrire ed infine, si spera, esultare. Escludiamo che sia una questione di tenuta fisica, ci ricordiamo quando in sogno ci venne detto ad inizio di campionato che la Pro avrebbe dovuto correre tre volte più degli altri, almeno al Robbiano Piola. Insomma, la paura di prenderle non è un condanna del fato cinico e baro, la voglia di vivere la Stagione e di giocarsela fino in fondo senza timori potrebbe essere il bel regalo di domenica prossima, sole, pienone in Curva al prezzo speciale di tre euro e tre punti in saccoccia. E se non sarà proprio un “fútbol bailado” che almeno diverta, per agonismo e veemenza, gli Innamorati di Pro. Ah, il titolo è un mio auspicio non ancora una formale dichiarazione societaria di battaglia agonistica ai grigiorossi del duo Torrente & Simoni. In origine quest’articolo aveva due immagini diverse in presentazione, Don Abbondio con i due Bravi e un flash sul summit Presidente-Amministratore Delegato-Direttore Sportivo. Chi scrive da più tempo di me su “Alè Pro Vercelli” mi suggerisce l’inserimento di immagini reali. Le inserisco con grande piacere, anche se come da didascalia, un poco datate, perché i nostri Leoni che corrono per allenarsi sull’erba del Robbiano Piola li vedete già tante volte ed inoltre per rendere al meglio il momento attuale della Pro che si esprime in concentrazione e determinazione.
Paolo d’Abramo