Pensate al Cittadella che è stato raggiunto al quinto minuto di recupero
Ancora una volta ha avuto ragione Carlo Scazzola, uno dei miei Profeti. Aveva detto o ics o due, e così è stato.
E’ stato 2 fino ad una manciatina di minuti dalla fine, a Varese, in uno Stadio – l’Ossola – che è del 1935 ed ha, scusatemi amici e soprattutto amiche varesine Vi abbraccio fortissimo – comunque assai meno fascino del Robbiano Piola (e si vede anche peggio). In più, complice le nevicate e nonostante l’opera meritoria di Tifosi ed Addetti ai Lavori, ieri aveva un fondo di gioco dove i tenui tacchetti del calcio moderno annaspavano ed affondavano come le mani quando impastano le tagliatelle all’uovo. Non voglio rispondere e Vi prego di non rispondere neppure Voi alla domanda di zio Vuja “Di chi è colpa?”, la colpa non è di Pagliuca, non è di chi non ha chiuso sul cross che ha causato il pari, non è di nessuno. Abbiamo fatto pari e con il senno del dopo si possono scrivere e dire un sacco di cose, sui giocatori, sui cambi, sull’arbitro e su Marchi che alla fin fine aveva davvero bisogno di riposo e quelle due o tre giornate gli serviranno, peccato che la sequenza per noi sarà Cittadella – una delle squadre, con il Vicenza, più in forma del momento, Frosinone e SuperCarpi. In questa settimana ci si sbizzarrirà sulle ipotesi di formazione, abbiamo un centrocampo ad oggi ricchissimo, una difesa dove molto probabilmente non rientrerà Umbertino ed un attacco senza Ettore ma con un Luppi che – se scarica come ieri tutta la voglia che ha – darà delle gran belle soddisfazioni a noi Innamorati, noi che abbiamo speso e spendiamo non solo i migliori ma un po’ tutti gli anni della nostra vita a seguire un Senso, uno Stile di Vita che non è solo (e ce ne sarebbe già abbastanza) una Maglia ma di più. Lo capiscano i potenziali mercenari che girano per il Mondo pallonaro ed arrivano a Vercelli credendo che sia come tutti gli altri posti, qui non è così. E tengano la concentrazione in campo e la voglia e la rabbia agonistica, e gli occhi della tigre per 90tre o 90cinque minuti, quanti sono fino alla fine. Che prendere un goal come ieri all’89esimo mi fa ancora venire una certa inquietudine. E poi, tutti e scrivo tutti, vadano a salutare i tifosi che hanno seguito il Senso e lo Stile di Vita oltre che la Maglia. Nessun riferimento specifico ma è bene, ogni tanto, ricordarlo. Sui cambi in corsa non aggiungo altro, non abbiamo la riprova, ripeto quel che ho scritto l’altro ieri, Cristiano vede, Cristiano sa. Sabato arriva il Cittadella di Foscarini che per poco, a dieci secondi dalla fine mentre terminava il quinto minuto di recupero, ieri non ha sbancato Pescara dove i locali sono stati resuscitati dal quel fuoriclasse genialoide dell’islandese Bjarnason. Saranno contenti i veneti così come sta sereno Alex Valentini, l’ex che è in panca perché in porta c’è attualmente il calciatore più anziano ancora in attività nei campionati professionistici italiani, Andrea Pierobon, un ragazzino di quasi 46 anni, longevo quasi quanto Boranga. Assomiglia vagamente a Ferri ma credo sia più veloce. Avremo tempo di riscrivere dei Veneti e della prossima gara, ma ieri il Cittadella si è schierato con il 4-4-2 e così Pierobon; Cappelletti, De Leidi, Scaglia, Barreca; Kupisz, Paolucci, Rigoni, Minesso (43′ st Schenetti); Stanco (30′ st Busellato), Gerardi (20′ st Sgrigna). A disposizione: Valentini, Bazzoffia, Donazzan, Pecorini, Coralli, Camigliano. Allenatore Claudio Foscarini. Da noi rientrerà Scavone, siate felici.
Paolo d’Abramo