Teniamoci Scavone e costruiamo intorno un centrocampo baldanzoso
Quest’oggi prendiamo Manuel Scavone e lo mettiamo sotto la lente d’ingrandimento per analizzare a far discutere gli Innamorati sull’opportunità che il centrocampista altoatesino resti a Vercelli. Dico subito la mia, é bene che Manuel rimanga qui. Classe 1987, mancino, una vita nell’Alto Adige – dal 2004 al 2010 – poi l’altra che ha aperto il nomadismo professionale, un anno a Novara, l’altro a Bari ed infine a noi. Convinto da patron Secondo a restare anche dopo la retrocessione, Manuel quest’anno ha alternato il buon rendimento cui eravamo tutto sommato abituati a qualche piccola scivolata peraltro causata, a mio umile avviso, da curiosi accidenti, tipo rifare la dentatura dopo una gomitata in allenamento ed un malanno fisico che lo ha lasciato in disparte per qualche gara. Ciononostante, 27 partite comprensive di fase finale e vittoria – giocata a metà ma goduta per intero – contro la sua culla calcistica, tre reti e la collocazione nella stanza delle glorie bianche contemporanee. In effetti, Scavone è giocatore da Pro. Nonostante la faccia da bravo bravissimo ragazzo, in campo si batte con la rabbia d’un felino e la spinta convulsiva d’un pugile coreano. Di buon tocco ed eccellente visione di gioco, condoniamo le piccole pause stagionali o, per meglio dire, in corso di partita, passaggi a vuoto che avrebbero potuto essere pagati più cari dell’ingaggio dei Rolling Stones, anche quelli di adesso. E poi, scusate, lasciarlo andare per prendere chi? Lo terrei proprio, Manuel, soprattutto In questo mercato calcistico attuale che ci attendiamo per lo più come un suq arabo ove allo scambio delle merci si sostituisce lo scambio dei giocatori o il baratto valorizzante del prestito di giovani cui dovremo comunque sottostare. E, mi sbaglierò, ma vedrete che Scavone nella stagione 2014/2015 starà più minuti in campo che in panca.
Paolo d’Abramo