Après moi le déluge !
Après moi le déluge! Pioverà, forse. E alla fine è sempre colpa dell’arbitro, o della sfortuna. Trecento persone alla rifinitura dell’Alessandria di mister Alberto Colombo, qui se tutto va bene saranno trecento domenica sera ad incitare i Leoni, gli altri in piedi o seduti al Robbiano Piola a masticare, caramelle liquirizia o rabarbaro che è più amaro, digestivo. Si dice understatement? Sì, tra sotto traccia come al mercato o profilo basso, convinti di passare il turno ma a sentimenti nascosti, non si mette pressione ai giocatori che forse non ne hanno bisogno ma la piazza – tra eventi laici e confessionali – sembra si possa riempire per altro e non per la Pro. Come in un circolo vizioso, senza aiuti dalla città e senza il sostegno degli Innamorati che a loro volta vorrebbero essere galvanizzati da qualche cenno di saluto, un appuntamento mancato. Con uno dei direttori sportivi più detestati dalla piazza nella storia recente della Pro, una formazione costruita con quattro spiccioli investiti quest’anno e mentre scrivo mi arrivano in sogno messaggi di trattative che comprendono investitori del sud Piemonte, import export, chissà. Après moi le déluge! Rigore è quando arbitro fischia, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Ti tirano per la giacca di qua e di là perché vorrebbero che te ne andassi ma l’amore resta ed anche l’orgoglio. In più forse piove, mi ricordo di Robbiani pieni sotto il diluvio e chi c’era allora ci guarda dall’alto e piange, un poco. Non m’importa di chi sia o di chi sarà la Pro, m’importa che domani sera si passi il turno e poi ancora il secondo, le semifinali, la serie B. Per una città in cui se provi a fare qualcosa c’è sempre qualcuno che si mette subito di traverso, invidie gelosie vogliamoci bene eeeeh, see see , nel senso di sì, sì. Graziani, Sora, Lombardini. Murgita Ferla Romairone. Malatesta Martini Iemmello. Eh, sì, sì. Oggi dovrei scrivere di formazione, modulo, titolari per la partita con l’Alessandria? No, no. Vorrei vincere domani sera ma sento che sarà durissima, vorrei in campo Leoni pronti a mordere le caviglie e con gli occhi spiritati come quelli di Totò Schillaci, ho paura che potrebbe non essere così. Giornata di vigilia laica, digiuno di entusiasmo ma la pressione sale ugualmente, mi rimpinzo di pensieri positivi senza pensare alla formazione, non conta chi ci sarà, conta solo vincere. O almeno pareggiare. Con o senza déluge, con la pioggia o anche no.
Paolo d’Abramo