Passione e tormento, quale futuro per la Pro
Passione e tormento. La retrocessione era già cosa fatta ancor prima di Cittadella ove la Pro ha perso per due reti a zero salutando mestamente la serie B. Ora, siamo in attesa della conferenza stampa del presidente Massimo Secondo, martedì mattina, e prima di allora restiamo in sospeso, io e il mio giudizio sul futuro, mentre il bilancio sulla Stagione per noi appena conclusa è di certo negativo, non solo per la retrocessione ma perché la retrocessione è stato il frutto dei numerosi errori commessi e da addebitare a tutti, tutti tranne i tifosi, quelli rimasti, che hanno l’unica responsabilità di vivere con passione la Pro, la sua Storia ed il suo presente. Si ama a prescindere, nell’Amore sono comprensibili i momenti di tensione e confronto, peccato. Peccato perché nella tensione emotiva la corda che unisce gli animi di Società, Innamorati, città e territorio pare essersi un poco allentata, non solo per i risultati, forse anche perché l’amante non ricambiato prova pena per se stesso, malinconia e, nel caso degli Innamorati, una sottile rabbia sostanzialmente inespressa per indole, contegno ed anche perché- a fronte di alcune prestazioni, esternazioni ed infine assenze nell’ultima giornata di campionato – sono rimasti tormentati, sordi come Beethoven ed anche un poco ciechi nell’ultima parte di vita. Finiti i tempi dei ringraziamenti per la tormentatissima avventura in serie B, il tormento di chi è piccolo Calimero di fronte ai colossi, si tratta di guardare oltre. Oltre le assenze di numerosi titolari al Tombolato di Cittadella, oltre gli errori della Stagione, assai diversa rispetto alla toccata e fuga del primo anno dopo 64. Lo scrivevo questo pomeriggio ad alcuni amici, al di là delle categorie giocate e dei risultati ottenuti, mi pare ragionevole affermare che i Tifosi storici ricordano con affetto Ettore Baratto che diede tutto se stesso per la Pro, Giuseppe Celoria al netto della fatal Pontedera e successivi tragici sviluppi su cui peraltro non ebbe responsabilità alcuna, Vero Paganoni per l’entusiasmo iniziale e gli ingenti capitali investiti. La passione ed un pizzico di illuminata incoscienza, oltre il sottile limite, il confine che ti fa distinguere tra il calcolo dell’Innamorato razionale- un ossimoro – e l’Amore vero, un po’ folle, dimostrato agli altri nella sua follia. Ora, nel presente ed ad opinione dei più, occorrerebbe programmazione, passione ed empatia crescente con Innamorati, città e territorio, un territorio avaro di generosità – se, e sottolineo se, è vero che due offerte ragionevoli per l’acquisto della Società, sono arrivate da fuori – ma che ha bisogno di certezze e programmi definiti per un futuro roseo, e bianco, per la nostra Pro. L’idea di “nostra” è, soprattutto nel corso di questa annata, lentamente scomparsa così come una parte della passione. Se è vero che alcuni colossi della categoria hanno terminato con una fine ancora incompiuta o ingloriosa rispetto agli investimenti fatti, d’altro canto non è sufficiente affermare l’impossibilità a fare di più. Se non di più si può fare meglio, valutando in modo analitico, puntuale, preciso e di persona i possibili innesti in una Rosa senza rivoluzioni da una Stagione all’altra, per esempio. In questo senso, numerosissimi Tifosi chiedono una discontinuità nel ruolo, con la presenza di una figura esperta entusiasta empatica. E si rende necessario ricostruire i rapporti con gli Innamorati che, pur non costituendo per il numero esiguo in relazione al territorio ed all’Amore un dato significativo in Bilancio, rappresentano un patrimonio che non si deve disperdere ma incrementare. Toccata e fuga, l’Appassionata, l’Incompiuta. Sottostanti. Per intanto i veri Innamorati, restano nel tormento, come Beethoven il compositore, non il cane del film.
Paolo d’Abramo