Grassadonia prima del derby
Grassadonia prima del derby. “Dobbiamo pensare a noi stessi e non guardare ai risultati degli altri, aspettiamo questa partita dalla sconfitta con il Perugia, è una gara molto importante. Abbiamo lavorato soprattutto sulla testa dei ragazzi, sull’autostima, dobbiamo tornare alla vittoria. Fuori Altobelli per influenza e rientra Raicevic. Facciamo buone partite ma non riusciamo a capitalizzare, serve ora una vittoria, dovremo essere bravi e magari anche un po’ fortunati. I derby sono partite che esulano da quella che è la classifica, che tra l’altro si fa sempre più corta. Giochiamo contro squadre alle quali non è possibile lasciare spazio, contro il Perugia abbiamo provato a mettere dentro Rovini ma non è andata bene. Sono un capoccione e vado avanti per la mia strada. Questa è una squadra che conosce molto bene quel che deve fare. Martedì siamo stati bloccati dalla tensione, ci manca il guizzo. Non cambieremo nel modulo, c’è qualche giocatore che ha speso molto, vedremo se sarà necessario qualche cambio dal primo minuto. Sulla fase di non possesso Castiglia è sempre molto vicino alle due punte”. Biglietti venduti 1.800, di questi 800 ai novaresi. Domani i botteghini apriranno alle 12.30, i tornelli saranno invece disponibili al passaggio dalle 15.30. C’è tensione agonistica nell’aria, pressione. Si respira l’aria degli appuntamenti da non fallire, la respirano gli Innamorati a prescindere, quelli che non sono stato toccati negli anni dalle vicende societarie e quelli che pensano sia doveroso vincere un derby senza tenere conto di simpatie e antipatie. Grassadonia, con una Rosa enormemente più debole di quella dell’anno scorso , a mio umile avviso, sta facendo un mezzo miracolo laico nel tenerci a galla senza essere ancora affogati dentro l’agitato mare della serie B. Se riuscirà anche a farci camminare sulle suddette acque per giungere a riva e salvarci allora – e almeno per me – raggiungerà il grado di semidivinità laica, di quelle che quando gli sei di fronte ti s’inceppa la lingua. Video sottostante.
Paolo d’Abramo