La rivoluzione di gennaio

Giovedì sera il Cittadella al Robbiano Piola

La rivoluzione di gennaio. Non tragga in inganno la sconfitta di misura – 4 a 3 – al Liberati di Terni, giovedì sera. La disfatta delle Bianche casacche è stata più ampia sul campo, voragini in ogni dove, anche nella tempra, dopo l’illusione del vantaggio iniziale ad opera di Claudio Morra, subito soffocata dal pareggio del goleador Montalto, poker di reti in una gara, delle 17 disputate in questa Stagione per il talentuoso giocatore con 11 centri in totale. Nessun reparto bianco può essere assolto, solo alcune individualità, a tratti e per brevi periodi,  guillotine imaginaire de massepain pour tout le monde, immaginaria ghigliottina di marzapane per tutti, un caffè ogni quarto d’ora e tre visioni consecutive della Corazzata Potemkin e della versione cinematografica dell’ Insostenibile leggerezza dell’essere, che dopo 15 minuti tendi già a stare tra le braccia di Morfeo. Già si vocifera di una specie di rivoluzione nella Rosa nel corso del mercato di gennaio, quando manca ancora una partita – quella di giovedì sera con il Cittadella – per concludere il Girone d’Andata. Il cambio di guida tecnica Atzori – Grassadonia non ha naturalmente apportato particolari benefici dal punto di vista tattico, quattro giorni sono troppo pochi per incidere, ma neppure sotto l’aspetto del carattere, non ho visto tra i calciatori in maglia bianca occhi iniettati di sangue e ripugnante cattiveria agonistica, belve con gli artigli e gli incisivi sporchi di terra e carne. Se uno nasce bravo ragazzo – e viene scelto anche per questo – non può trasformarsi in Attila flagello di Dio. Sulla scarsezza ed il malassortimento della qualità tecnica della Rosa in tutti i suoi settori si sono già soffermati abbastanza i tifosi nei commenti, non solo dopo Spezia e Ternana. Ad essere obiettivi la rivoluzione di gennaio – ottobre è stato considerato un periodo giustamente impossibile per il mercato e  troppo precoce per la guida tecnica – ricorderebbe l’infausto primo anno di B, con la mesta retrocessione anticipata. Voglio, vogliamo – abbracciando gli Innamorati – essere positivi, sono solo quattro punti a segnare in questo momento il confine tra la vita e la morte in serie B, due partite, due vittorie consecutive e Ti rimetti in pista dopo numerosi incidenti di percorso. A posteriori sono bravi tutti a dare saggi consigli, Umile compreso, mentre attualmente l’unico che può, anzi deve,  consigliare è il mister in carica con il suo staff, la guida tecnica deve essere rispettata, sostenuta, assecondata, e ci auguriamo che potrà esserlo, senza mediazioni al risparmio, con un riferimento non solo agli investimenti economici ma anche ai ruoli – e, volesse il cielo, con l’indicazione di nomi e cognomi precisi – da coprire in campo. Di coperte ce ne vogliono, soprattutto nel reparto difensivo. Sempre che, e non dubitiamo,  si voglia davvero provare a fare l’impresa, anche se alcuni tra gli Innamorati e vari addetti ai lavori sembrano già rassegnati ad un malinconico e lunghissimo viale del tramonto, cipressi e pietra sepolcrale sulla serie cadetta. Per dimostrare che non è così, vien da scrivere “Fate, ma fate presto”, chi deve fare mercato chieda e prenda disposizioni immediate ed agisca di conseguenza, di sicuro c’è l’acqua da cambiare nella tinozza, siamo fiduciosi che il bambino ci sia ancora, pur serbando qualche lieve timore sul fatto che sia ancora in vita. Penso che un estremo gesto d’Amore sia quello da fare, essere presenti giovedì sera al Robbiano Piola per vedere e sostenere la Pro contro il Cittadella, poi ci sarà la pausa e il calciomercato entrerà nel vivo. Essere presenti con qualsiasi tempo atmosferico e qualsiasi tempesta nel cuore, facciamolo per la Pro ed anche per il nostro orgoglio. Ben sapendo che in prospettiva di mercato, non ci servono brioches rinsecchite e croissant pronti a sciogliersi tra le fauci degli avversari agguerriti, basta il pane ed un po’ di companatico come si deve per la serie Cadetta, gentile immaginaria Maria Antonietta.

“Se non hanno pane, che mangino brioches!”

Paolo d’Abramo