Il Punto di Paolo d’Abramo/ Lingue di menelicche e cambio d’abito nei viaggi fuori porta sempre impegnativi
Ad inizio Campionato Massimo Secondo era stato chiaro quando aveva dichiarato che l’obiettivo di questa squadra era – ed è pure adesso – di giocarsela alla pari con quasi tutte le avversarie del torneo di serie B, stagione 2014/2015. Bene, il Livorno che ha battuto domenica 16 novembre in rimonta la Pro per 3 ad 1 dopo essere andato in svantaggio per un fortuito episodio di maladifesa, sta per certo dentro il quasi, nel senso che la formazione di Carmine Gautieri ha un potenziale tale da arrivare serenamente tra le prime tre e Gautieri deve essere bravo a metter in moto e far giungere a destinazione quelle polveri da fuoco che devono esplodere anche con l’umido. I risultati della quattordicesima giornata hanno decretato la cacciata di Devis Mangia dalla panchina del Bari dopo il crollo a Crotone – zero a tre – ed uno spogliatoio probabilmente poco sereno. Stesso risultato per il Pescara che supera il Frosinone mentre il Vicenza – che forse proprio scarso non è o almeno questo si dimostra dall’avvento di Pasquale Marino – vince uno a zero ad Avellino, il Brescia va a far tre punti al Dallara di Bologna ed il Carpi rifila 5 pere all’ultimissimo Cittadella ritrovandosi primo da solo in classifica, cioè dico il Carpi che, lo ripeto dopo averlo già scritto, massimizza le occasioni, ma ha un gioco, mia umile impressione, di una bruttezza pari al Gobbo di Notre Dame, con tutto il rispetto del Gobbo che qualche volta è anche più bello di noi quando giochiamo fuori casa. Veniamo appunto a Noi. Allora così come a Vercelli siamo piuttosto brillanti, fuori da Vercelli purtroppo abbiamo una media retrocessione. E qui i tifosi si dividono e non riusciranno mai, e ripeto mai, a trovare un punto d’incontro. Poco m’importa se alcuni criticano le mie pagelle, d’altra parte è così facile dire che Ardizzone è scarso, anch’io sarei scarso se mi chiedessero di battere il record mondiale d’immersione in apnea. Forse lo sviluppo della partita che chiedono i tifosi ad Ardizzone non è lo stesso sviluppo che gli chiede il mister. Ci sono gli errori, certo, gli affanni ed i falli ma se continua a farlo giocare è perchè lui , intendo il mister, la vede così, ed io per quel che gli è chiesto di fare (ad Ardizzone) non lo vedo così male come ho visto, per esempio, altri, a Livorno. Ma, tra l’altro, a diversi giocatori è chiesto un dispendio di energie che non hanno (tipo Di Roberto) e se anche avessero per più tempo (tipo Giannino) li si fa morire senza più ossigeno nei polmoni, nel muscoli e nel cervello, modello dispnea da sforzo. Se poi ci fosse data la grazia di vedere per 90 minuti Castiglia alcuni potrebbero criticare anche lui. Innamorati mi scrivono che la Pro ha diversi giocatori che non sono da B. Lasciamo perdere il fatto che fuori casa con la squadra schiacciata, quei 7 od 8 uomini dietro la linea della palla e, per paradosso, una quasi costante e manifesta inferiorità a centrocampo – risulterebbe difficile ragionare anche per un iceberg di sentimenti come un computer oppure l’attuale campione del mondo di scacchi Magnus Carslen, detto il Mozart della Scacchiera. La squadra è stata costruita per salvarsi e togliersi qualche soddisfazione. All’inizio di Stagione alcuni (io tra questi) si erano illusi anche di raggiungere altri obiettivi ma ricordate, dovremo combattere fino alla fine e quasi sicuramente ci salveremo. Ecco, appunto, combattere. L’impressione è che fuori casa combattiamo ad armi impari, tipo lingue di menelicche contro kalashnikov. Questa squadra che a gennaio subirà qualche ritocco potrebbe salvarsi anche così ma dovrebbe anche provare ad essere più propositiva in trasferta. E trovate un accordo voi tifosi, almeno per il prossimo turno, che, dopo un grande abbraccio ai fratelli dell‘Entella Chiavari per il dramma delle esondazioni e del fango, vediamo di dimostrargli che di nuovo quest’anno siamo più forti della Cremonese che affrontammo (ed affrontarono) l’anno scorso, così anche loro dal Robbiano Piola non passeranno indenni.
Paolo d’Abramo