Il Punto di Paolo d’Abramo 16/Ovvero della coperta corta e rattoppata

Analisi della giornata e della Pro attuale

Si ritorna dopo l’ennesima pausa d’un Campionato corto. Prima di parlare del pareggio con il Como mi soffermo sui risultati della ventiduesima, una sorpresa rappresentata dalla vittoria della Carrarese a Venezia, due ad uno che conferma la pericolosità della squadra di Remondina, in possesso di buoni giocatori e di una verve in grado d’impensierire molte compagini, Pro compresa.  La mezza sorpresa è il pari interno del Savona con il San Marino, prossimo avversario della Pro e fanalino di coda in coabitazione con il Pavia. I ragazzi di Ninni Corda non sono stati in grado di superare il muro degli ospiti ed hanno perso una buona occasione per avvicinarsi alla testa della classifica. Non stupisce il pari della Pro Patria che con il pacato ma concreto Colombo in panca ed una rosa discreta riesce a fare un buon calcio ed a mettere a segno risultati di prestigio anche se per i play off sembra un poco tardi. La Cremonese vince a Lumezzane, confermando la scarsa consistenza dei bresciani che solo a tratti in questo campionato hanno mostrato qualche sprazzo mentre la vittoria dell’Albinoleffe in casa al cospetto della Reggiana segna il ritorno al goal di Cissè, al completo i ragazzi di Gustinetti possono dare fastidio a tutti, proprio a tutti, giocano coperti e pungono come faceva più spesso la Pro nel girone d’andata. Ai biancazzurri manca però ancora la continuità e per un interesse di parte non vorremo che la trovassero ai play off. Il Feralpi di Beppe Scienza riesce ad avere la meglio del Pavia, gara di ricca di reti, ben sei con il finale di 4 a 2 e Feralpi che si mantiene in scia dell’ultimo posto utile per la griglia finale, un solo punto di distacco dal SudTirol, sconfitto a Chiavari ed in crisi. Quanto ai Bianchi, la gara con il Como ha confermato quanto già sapevamo anche se ogni settimana c’illudiamo che si possa fare meglio. La condizione di forma, gli infortuni, l’approccio che in altre parole si potrebbe tradurre con “coperta corta” non possono essere compensati dagli episodi che nel corso dell’Andata ci avevano detto bene ed adesso no. Mi sembra un esercizio sterile ipotizzare un cambiamento di stile, serve a far sfiatare le comprensibili  frustrazioni dei Tifosi ma aumenta solo l’ansia. La Pro di quest’anno è così, giocare con il trequartista non ha modificato l’approccio anzi, ad avviso dell’umile cronista, ha acuito le lacune. Abbiamo un centrocampo dove la tecnica è affidata al solo Scavone (speriamo in un pronto recupero del bravissimo Manuel) non ci sono più i ventordici polmoni ed uno zinzinello d’invenzione  che era il contributo di Vinicio Espinal due campionati fa, in difesa non ci sono giocatori considerati affidabili a tal punto da avanzare Marconi. Insomma nonostante il fatto che tutte le volte tutti i partecipanti – ovvero i giocatori intervistati e già presenti due anni fa –  affermino la convinzione che questa squadra è più forte dell’altra che ci regalò la B, sul campo vediamo altro. La Pro pragmatica del Girone d’Andata (e fortunata, aggiungeranno i maligni) ora non riesce ad andare oltre numerosi pareggi e il timore di chi Vi scrive è che – pur auspicando il ritorno degli infortunati, del preziosissimo Greco (che resta un giocatore con magagne fisiche non indifferenti) e della bella stagione- i margini di miglioramento non siano così abbondanti. Certo, i rigori non dati, i calci che prende Ettorino, le indecisioni del pur bravo Bani che non vale il Masi di due campionati fa così come Emmanuello non è Germano ed anche Pepe si è offuscato, Statella resta convalescente ma non ci si poteva aspettare di più, Ruggiero sta ricaricando la batteria, come un telefono cellulare a corto di energie, continuità, Spezzani non pervenuto, di Erpen attendiamo notizie da Chi l’ha Visto (tra i convocati). Però dicono che questa Pro è più forte. Sarà per i malanni fisici, nasi e costole rotte, influenza, anzi, non sarà, è. Come cambia il calcio, vorremo divertirci pur senza il gioco spumeggiante (che la Pro non ha, come ha detto Marchi nella conferenza post Como). Cristiano è tecnico preparato e di certo sa quel che la dirigenza ha detto fin dal principio, questa squadra può arrivare ai play off e  non può ammazzare il Campionato. Quindi con l’attuale passo della formica ci auguriamo che prenda la carica per una progressione di punti, al momento non proprio probabile. Pazienza, ci prepareremo meglio per i play off. Osare significa scoprirsi, meglio procedere a passo d’uomo che stare fermi, fa ancora freddo e a correre troppo in avanti  si rischia di prendere qualche malanno, sarebbe peggio far cadere la copertina che protegge ancora un poco e restare senza foglie di fico che coprono ora le carenze, vale a dire l’assenza d’un raccordo razionale tra centrocampo ed attacco, la fluidità d’un gioco che vede spesso i nostri in inferiorità nel mezzo. La difesa della Pro è di buon livello quando è al completo, il centrocampo ha –  attualmente –  esterni che non pungono, davanti facciamo fatica perché i palloni giocabili sono pochi ed anche quando arrivano non hanno lo sguardo benevolo di Eupalla, Dea del pallone a spicchi, dal cuoio alla plastica. Questa Pro per me non è più forte di quella di due anni fa, è stata costruita con qualche giocatore pregiato (Marchi, Russo), qualche pezzo della B che è stato trattenuto con sacrificio (Scavone) o perché in possesso d’un contratto che definire oneroso per gli eventuali acquirenti è eufemistico ed altri che sono attaccati orgogliosamente alla maglia (Rosso, Ranellucci, Marconi, lo stesso Giannino). Chi è arrivato, soprattutto a gennaio, fa quel che può e chi è partito (sempre a gennaio) non avrebbe dato di più, su questo possiamo stare sereni. Non si è riusciti a cedere Erpen ma chi vi dice che sarebbe arrivato un pezzo buono ? (guardate il Venezia di Carcuro e Kirilov…)  Aggiungo anche che i supergiovani (nel senso di bravi calciatori in erba) messi di fronte alla dura legge della Prima Divisione potrebbero evaporare con facilità, e ne abbiamo la riprova parziale (Ruggiero, per esempio, Gomez già congedato).  Otto partite, otto finali, tutte da vincere. Dai, non scherzo, almeno crediamoci.

Paolo d’Abramo